“Mentre correvo ebbi la sensazione che fosse il momento migliore della mia vita. Non provavo dolore, solo una gran coordinazione di movimenti e volontà. Il mondo sembrava fermo, immobile, come se non esistesse. Sentivo la pista che scorreva sotto i miei piedi. Ero completamente distaccato da tutto” (Bannister, 1954)
Così Roger Bannister, mezzofondista britannico, noto per essere stato il primo atleta ad aver corso il miglio al di sotto dei quattro minuti, descrisse la sua corsa. Quello che Bannister provò durante la sua performance, fu quello che al giorno d’oggi riconosciamo come Flow. Come lui, moltissimi atleti, a qualsiasi livello, hanno dichiarato di aver provato una sensazione strana, quasi mistica, nel quale si sentivano al massimo del loro potenzialità e che, successivamente, avrebbero costantemente ricercato nelle prestazioni successive. Questo termine, Flow, viene introdotto in ambito sportivo nel 1999 da Mihaly Csikszentmihalyi, dopo vent’anni di ricerca incentrata sull’esperienza ottimale secondo la quale, l’individuo si sente completamente immersa in ciò che sta facendo; prova un totale coinvolgimento che lo porta a perdere la coscienza di sé trovandosi in una percezione di totale equilibrio tra le sue le difficoltà del compito e le sue abilità personali.
“Spesso assaporiamo un senso di trascendenza, come se i confini del sé si fossero improvvisamente espansi. Il marinaio si percepisce un tutt’uno con ill vento, la barca e il mare. Il cantante avverte una sensazione di armonia universale. In quei momenti la consapevolezza del tempo scompare, le ore sembrano volar via senza che ce ne si accorga. Questo stato di coscienza è ciò che di più vicino alla felicità possiamo immaginare. Questo è il flow.” (Csikszentmihalyi, 1975)
LE 9 DIMENSIONI DEL FLOW
Questo “stato di grazia” viene universalmente caratterizzato da nove dimensioni che, a seconda della loro attivazione, possono aumentare o diminuire le possibilità, di entrare in Flow dell’individuo. Lo psicologo dello sport è l’unico professionista che, attraverso tecniche di mental training, permette all’atleta di lavorare su se stesso e sulle proprie abilità mentali, in modo tale da aumentare significativamente la predisposizione al Flow durante l’attività sportiva.
Vediamo innanzitutto quali sono queste nove dimensioni e, a mano a mano, cercheremo di capire quali strumenti può utilizzare un preparatore mentale per creare un percorso ad hoc per ogni singolo atleta (Ortensi, 2015) permettendogli così di potenziare le sue abilità personali ed eventualmente colmare le lacune che non gli consentono di esprimere al massimo le sue capacità.
1 – Percezione di equilibrio tra sfide e abilità
La percezione che ha il soggetto di essere in perfetto equilibrio tra le proprie competenze e ciò che il compito richiede. Se non percepissimo questo equilibrio si potrebbero verificare altre 3 condizioni:
Andremo in ansia, nel momento in cui non ci sentiamo abbastanza bravi rispetto all’attività che stiamo facendo;
Ci annoieremo, ci sentiamo troppo bravi e l’attività non è abbastanza stimolante per noi;
Saremo apatici, se non ci sentiamo bravi e, in più, ciò che facciamo non è abbastanza interessante.
Lo stato di Flow si verifica quando ci sentiamo bravi ed il compito che stiamo per affrontare ci stimola a fare ancora meglio.
Il preparatore mentale può intervenire su questa dimensione tramite:
Potenziamento di autoefficacia e sicurezza personale;
Valorizzazione dei punti di forza
Stesura del Performance Profile
2 – Unione tra azione e coscienza
Totale coinvolgimento con l’attività in corso tale da svolgersi automaticamente e spontaneamente. L’azione si svolge in modo fluido, senza intoppi; l’atleta è talmente consapevole che si lascia andare al flusso del gioco, senza opporre resistenza. Il preparatore mentale può intervenire su questa dimensione tramite:
Tecniche di Visualizzazione (Imagery)
3 – Mete chiare
L’atleta ha chiari i suoi obiettivi, questi sono coerenti con ciò che sta facendo, raggiungibili ed orientati alla prestazione. Il preparatore mentale può intervenire su questa dimensione tramite:
Pianificazione degli obiettivi (Goal Setting)
4 – Feedback esplicito ed immediato
L’atleta in stato di Flow è in grado di percepire immediatamente i feedback esterni in maniera chiara e positiva. Egli non ha bisogno di pensare al giudizio altrui, non gli interessa, perché è pienamente consapevole dell’eccellenza della sua performance. Il preparatore mentale può intervenire su questa dimensione tramite:
Comunicazione efficace
Propriocezione
Analisi Video
Stesura di report ed analisi statistiche
5 – Concentrazione sul compito
Completa focalizzazione dell’atleta sul compito. Non ha bisogno di pensare a cosa potrebbe succedere dopo, se vincerà o perderà; l’unica cosa che gli interessa è il “qui ed ora”. Il preparatore mentale può intervenire su questa dimensione tramite:
Tecniche di concentrazione
Self-Talk
Routine di preparazione e reazione all’errore
6 – Senso di controllo
L’atleta si sente pienamente in controllo del suo corpo e dei movimenti che sta compiendo. Si sente talmente padrone di se stesso che non ha più paura di perdere il controllo perché…andrà tutto bene. Il preparatore mentale può intervenire su questa dimensione tramite:
Allenamento ideomotorio
7 – Perdita della coscienza di sé
L’atleta si fonde con l’attività, tanto da sentirsi in completa armonia con l’azione che sta facendo, con gli attrezzi che sta utilizzando e con l’ambiente circostante. Questa condizione è talmente profonda da far emergere un senso di “oblio del sé” nel quale il soggetto perde completamente il senso di auto-osservazione. Il preparatore mentale può intervenire su questa dimensione tramite:
Tecniche di gestione delle emozioni
Rilassamento
8 – Destrutturazione del tempo
Durante la sua attività, l’atleta ha una sensazione alterata del tempo. Potrebbe rallentare in sport molto rapidi o viceversa, accelerare in sport di resistenza. Il tempo viene scandito solamente dai ritmi dettati dall’attività.
Il preparatore mentale può intervenire su questa dimensione tramite:
Lavoro specifico per la disciplina praticata
9 – Esperienza autotelica
Ciò che l’atleta sta facendo lo gratifica in modo tale che non gli servono altri incentivi. L’individuo è spinto da motivazioni interne come il piacere di svolgere quella attività ed il suo benessere deriva da essa. Il preparatore mentale può intervenire su questa dimensione tramite:
Monitoraggio della motivazione intrinseca
Ponendo l’attenzione sull’aspetto ludico dello sport
Team Work e coesione del gruppo squadra
Note sull’autrice
Dott.ssa Alessandra Visconti Psicologa iscritta all’Ordine del Piemonte specializzata in Psicologia dello Sport. Per 15 anni cestista semiprofessionista in serie A1 e A2 nonché Nazionale giovanile e 3×3 Senior.
Il massaggio sportivo, praticato sia da se stessi (automassaggio) che da un operatore qualificato è una delle tecniche migliori per sciogliere contratture, recuperare mobilità, ridurre gli infortuni e migliorare la performance.
Spesso viene visto però come un “di più”, un extra che in realtà a noi non serve, perché noi siamo speciali, siamo delle eccezioni e non abbiamo bisogno di queste cose, perché conosciamo il nostro corpo e bla bla bla…
Realmente pensiamo così solo se non abbiamo provato sulla nostra pelle gli effetti benefici di tale trattamento.
Volevo scrivere un articolo in materia ma sicuramente so già in anticipo che sarei stato riduttivo, non abbastanza tecnico e non esaustivo, in quanto non è il mio campo principale di lavoro.
Per questo volevo rimandarvi a questo articolo molto ben scritto da Federico, un amico, un grande professionista e colui che quando ho qualche acciacco mi rimette in sesto. Fatemi sapere cosa ne pensate,
Quanto guadagna un personal trainer ? Questa è una domanda che molti si pongono, sopratutto laureati, laureandi e studenti di scienze motorie. Personalmente è una domanda che mi sono fatto anche io quando andavo all’‘università statale di Milano, quindi se sei uno studente o un laureato che vuole diventare un personal trainer, ecco svelati i retroscena dei suoi guadagni.
Premessa
Ho deciso di fare questo articolo perché tanti mi fanno questa domanda, e se da un lato non la trovo carina perché non penso sia educazione chiedere a qualsiasi persona dettagli personali per quanto riguarda il suo lato economico; dall’altra capisco che la maggior parte delle volte è spinta dall’interesse e dalla curiosità, perché non è un lavoro “standard” come può essere l’operaio, l’impiegato, il geometra eccetera.
Questo perché nel 2019 comunque fa “strano” che tu abbia un lavoro in palestra, sopratutto se pensiamo a certe realtà lontane dalle grandi città o se andiamo in certi paesi del meridione.
Buona lettura!
Non pensare ai soldi o al successo
In ogni caso, a prescindere dal tipo di lavoro che una persona faccia, non bisogna pensare ai soldi e/o al successo come primo step, sopratutto se si sta iniziando. Il ritorno economico o il riuscire a diventare bravi sono situazioni che arrivano se si pensa a lavorare bene e lavorare sodo. Il focus principale quindi per essere un buon personal trainer non deve essere quanto guadagni o il continuo confrontarsi con altre realtà (più grandi o più piccole), anzi penso che il tempo da dedicare a certe cose sia rasente lo zero.
Tutte le energie devono essere dedicate a cercare di dare ai clienti una qualità sempre più alta, toccando tutti gli ambiti del vostro lavoro, nel caso del personal trainer è importante guardare e aggiornarsi e migliorarsi su ogni aspetto: le metodiche di allenamento, la comunicazione, il marketing, la vendita, le nuove tecnologie, i congressi, il mercato ecc…
Più riuscirai ad offrire una qualità alta ai clienti più questi vorranno tornare e più ne vorranno venire di nuovi, tu ti sentirai realizzato e tutto il resto arriverà a cascata.
Chi è il personal trainer
In fondo chi è questo benedetto personal trainer? Per i meno avvezzi del mondo delle palestre non è nient’altro che il vostro allenatore personale.
Ossia è quella figura di riferimento che :
Ha ben chiari in testa i tuoi obbiettivi, cosa vuoi ottenere e in quanto tempo. Se non hai obbiettivi ben definiti, ha la capacità di farteli comprendere.
Ti allena direttamente sul campo, dove durante per tutta la seduta di allenamento lui è li con te, non per guardarti addosso ma per dirti cosa fare e come farlo, per correggerti se sbagli qualcosa, per darti dei feedback immediati, per darti dei consigli pratici e utili che lui stesso ha sperimentato sulla sua pelle, per darti quella motivazione extra che magari da solo non riesci a trovare, per spingerti fino al tuo limite (quando è il tempo di farlo) ecc…
Ti programma l’allenamento nei giorni, nelle settimane, nei mesi e negli anni.
Ti supporta quando hai bisogno di qualche consiglio sull’allenamento o quando magari sei lontano, sei in viaggio, o sei in palestra ad allenarti da solo.
Cosa NON è un personal trainer:
Il tuo amico, il tuo psicologo o il tuo confidente, lui è li per allenarti e tu per essere allenato. In caso contrario state perdendo tutti e due del tempo prezioso.
Il tuo schiavista personale. Essere personal trainer non significa far stramazzare a terra una persona tutta sudata, spingerla ogni qualvolta al limite e farla vomitare.
Il tuo professore personale: colui che si riempie la bocca di termini complicati solo per darsi un tono e farti vedere che ha studiato (cosa che non è detto visto che spesso chi sente il bisogno di darsi un tono è perché è fondamentalmente insicuro). Per cui diffidate da chi dice alla signora di 65 anni di sdraiarsi in decubito supino.
L’essere grosso e muscoloso o allenatissimo che vorrei essere io. Premessa: io sono convinto che una persona prima di insegnare agli altri come allenarsi deve allenarsi lui stesso, quindi una presenza fisica è anche ben accetta, l’importante è che non basi il mio giudizio solo su questo parere. Anche perché molti personal trainer semplicemente si dopano e quindi il problema della presenza è risolta.
Perché fai o vuoi fare il personal trainer
Questa secondo me è la domanda cardine : “Perché vuoi fare il personal trainer?”
(Giuro che fra poco arriviamo al punto cardine della situazione, ma queste premesse sono fondamentali per poi determinare il tipo di guadagno).
Vi siete mai chiesti perché fate o vorreste fare l’allenatore di qualcuno?
La risposta è molto personale e variegata e non c’è quella giusta, c’è solo la vostra. La cosa importante è che non facciate il personal trainer perché in fondo è un lavoro come un altro, non lo facciate perché avete letto che guadagnano X soldi, non lo facciate per il successo, non lo facciate perché tanto avete studiato scienze motorie o avete fatto il corso da personal trainer quindi dovete farlo.
Se avete una di queste risposte avrete una strada breve e mediocre, se avete una qualsiasi altra risposta mossa dalla passione allora siamo sulla strada giusta.
Ti alleni? sei un esempio da seguire? Pratichi bene o razzoli male?
Come ho anticipato prima, un personal trainer non può prescindere assolutamente dall’essere allenato o dall’allenarsi. Questo non per un fattore estetico di presenza (che pure ci potrebbe stare) ma semplicemente perché non può spiegare metodi allenanti, esercizi, sensazioni che lui non ha provato sulla sua pelle.
Se voi fate un esperienza o vi allenate seguendo un metodo, poi decidete di approfondirlo studiando la teoria che c’è dietro allora avete veramente interiorizzato quel concetto, quel metodo. Altrimenti state solo riportando l’esperienza di altri e non potrete mai essere empatici con il vostro cliente e nemmeno esprimere sicurezza, perché forse la persona che avete davanti si è allenata più di voi e di fatto ha più esperienza!
Ricordatevi sempre che la teoria è bella e fila ma la pratica è un altro mondo, e questi due aspetti si devono legare fra loro in maniera sinergica.
Non è un caso se gli allenatori delle squadre professioniste siano stati anch’essi degli sportivi professionisti di quello sport! Certo, non si allenano più quando fanno gli allenatori, ma perché hanno ormai un bagaglio di esperienze pratiche enorme!
Qua di solito arriva il solito esempio di Mourinho: il quale non è stato un grande calciatore mentre di contro ha dato il suo meglio come allenatore, VERISSIMO! Questo a dimostrare che essere bravi a far qualcosa non equivale ad essere bravi nel trasmetterla. C’è un punto che però non viene mai preso in considerazione: ossia che Mourinho non sarà stato un grandissimo calciatore ma comunque è stato un calciatore.
Varie tipologie di personal trainer: casa-palestra-studio
Entriamo ora nella parte più pratica, per valutare quanto può guadagnare un PT. Innanzitutto valutiamo che tipo di personal trainer siete o volete diventare.
Un pt può lavorare direttamente a domicilio delle persone, può lavorare in palestra o in uno studio oppure possedere uno studio di proprietà.
Lavorare a casa del cliente
Nel primo caso si andrà direttamente a casa del cliente, con un parco attrezzature limitato ( a meno che le persone non abbiano già le attrezzature a casa), si effettuerà l’allenamento e poi si passerà al prossimo cliente.
PRO:
Spese e investimento ridotto, in quanto servono poche attrezzature, una macchina (che tendenzialmente si ha già), le uniche spese fisse riguardano il commercialista, la pubblicità, il marketing e il sito internet. Tutto il resto delle spese (benzina, tasse, caselli ecc) sono variabili e in funzione del fatturato.
Possibilità di alzare il prezzo per seguire meno persone ma in maniera più meticolosa.
Possibilità di fidelizzare maggiormente il cliente, in quanto vuole VOI e non il marchio per cui lavorate.
Possibilità di affinare il target dei clienti, scegliendo la fascia su cui vogliamo posizionarci.
Buon passaparola tramite i clienti.
CONTRO:
Molto dispendioso a livello di tempo, tra un cliente e l’altro dovremo prendere la macchina e guidare per arrivare all’altro.
Difficoltà a gestire gli appuntamenti, in quanto bisogna tener conto degli spostamenti.
Può risultare stressante dover continuare a spostarci per tutto il giorno.
Si può lavorare con un parco attrezzi ridotto, difficilmente si useranno i sovraccarichi a meno che il cliente non possegga già un set di pesi adeguato.
Si gode di meno visibilità in quanto non essendo in una palestra o non avendo uno studio nessuno vi vedrà se non il cliente (anche se tendenzialmente avremo un buon passaparola).
Lavorare in una palestra
Un altra possibilità è lavorare all’interno di un centro fitness, solitamente si lavora o pagando un affitto mensile alla palestra oppure lasciando una percentuale al centro (ossia i soldi che i clienti pagano per il vostro servizio vanno una parte a voi e una parte alla palestra).
PRO:
Anche qui spese fisse ridottissime, l’unica che si aggiunge alla situazione precedente è l’affitto se la palestra ve lo richiede, altrimenti con un lavoro a percentuale non avrete di questi problemi.
Ci si può allenare con un attrezzatura di tutto rispetto, ogni palestra ormai è dotata di pesi, macchine, zona funzionale, zona corpo libero ecc… Potete davvero sbizzarrirvi con il vostro cliente
Ottima visibilità. La palestra vi offre gli strumenti per allenare ma anche una vetrina dove le altre persone vedendo come lavorate possono essere interessate a diventare vostri clienti.
Bacino di utenza: una palestra ha sicuramente un bacino di utenza molto più alto di uno studio PT o di un personal che lavora a casa delle persone. Questo vuol dire che potete farvi pubblicità all’interno del centro con molte più persone per avere più clienti.
Possibilità (dipende come lavora la palestra) che la palestra vi passi direttamente dei contatti che hanno chiesto di fare allenamento con un personal, quindi altra pubblicità.
CONTRO:
Nel caso in cui dobbiate pagare un affitto, avrete una spesa fissa in più.
Nel caso in cui invece lavoriate a percentuale, se lavorate molto bene e avete molti clienti, facendo il conto della percentuale che va alla palestra perderete molti più soldi piuttosto che pagare un affitto.
Limitazione nella crescita: la palestra avrà delle linee guida da seguire e quindi a quelle dovrete attenervi, difficile fare pilates all’interno di una palestra di bodybuilding puro o il contrario.
Possibilità di concorrenza con gli altri personal: se la palestra dove lavorate non è impostata bene c’è la possibilità di finire nel gioco “cane mangia cane”. Così facendo vivete male l’ambiente, ne risente il lavoro vostro, dei vostri colleghi e i risultati dei clienti.
Problematiche con gli spazi. A meno che la palestra abbia una sala dedicata al solo personal training (difficile) è possibile che vi scontrerete con il sovraffollamento della sera, in cui ad esempio tutti il Lunedì bramano la panca piana e si formano code chilometriche. Qua sta a voi e nella vostra capacità di adattamento risolvere la situazione.
Crescita limitata ed entrate limitate: lavorando come collaboratore voi potrete fatturare maggiormente tanto più alti saranno il numero di clienti, il problema è che più di un certo numero di clienti non si può andare in quanto le ore di un mese hanno un limite.
Studio di personal training:
Lo studio di personal training rappresenta la vostra carta da giocare quando volete mettervi in proprio, potendo sviluppare la vostra personale visione dell’allenamento.
PRO:
Massima libertà in assoluto. Decidete tutto voi: come impostare lo studio, le attrezzature, il metodo di lavoro, gli spogliatoi, le aree esterne per allenamento, la pubblicità e via dicendo.
Lavoro estremamente meritocratico: se lavorate bene i risultati arrivano e non ci sono scuse.
Possibilità di alzare i guadagni in quanto potete decidere di prendere dei collaboratori a lavorare con voi (in affitto o a percentuale), aumentando così il numero dei clienti dello studio e le vostre entrate.
Profonda realizzazione personale, se questa è la strada che fa per voi sicuramente vi sentirete molto appagati quando vedrete i risultati.
Possibilità di creare un marchio o un brand: allenarsi nello studio X può diventare sinonimo di tendenza o qualità.
Se lavorate bene e il vostro studio si diffonde potrete successivamente ampliarvi e/o aprirne altri.
Possibilità di scegliere il target del vostro studio: basso-medio-alto, le età, il settore di riferimento, lo sport ecc… di fatto la fantasia qui è il vostro unico limite.
CONTRO:
Cito una frasi di Elon Musk, che alla domanda come sia essere un imprenditore ha risposto: “Essere un imprenditore è come camminare sui vetri a piedi nudi guardando verso l’abisso”.
Penso che non ci siano bisogno di altre spiegazioni! Andiamo però a visualizzare i punti negativi:
Sicurezza zero, potreste andare benissimo, come malissimo. Se amate il posto fisso alla Checco Zalone, lasciate perdere.
Investimenti. Per aprire un centro PT o avete qualche risparmio da parte o dovete chiedere un prestito, parliamo di cifre che vanno dai 30000 in su, dipende da quanto lo vogliate grande.
Dovete smazzarvi tutto voi. Cosa significa? Che qualsiasi problema si presenti tutti verranno da voi, quindi dovete crearvi un ottima rete di persone a cui delegare i compiti, oppure dovete specializzarvi e informarvi su tante cose: norme asl, assicurazioni, preventivi, leggi sul lavoro, commercialista, marketing, sito internet, business plan ecc… Come vedete siamo ben lontani dal pensare solo a come allenare le persone.
Spese fisse: qua le spese ci sono! Affitto o mutuo (a meno che non possediate un locale), luce, gas, acqua, imprese di pulizie ecc…
Gestione dei collaboratori: vi ricordate quando maledicevate il vostro capo per il vostro motivo X,Y,Z? Ecco ora dovete mettervi dall’altra parte e riuscire a gestire tutti i problemi derivanti dalla gestione dei vostri collaboratori. Che possono risultare il vostro miglior alleato o il vostro peggior nemico.
Quello che era un pregio si può trasformare in un difetto, la meritocrazia!! Infatti se lavorerete male, si vedrà eccome!
Pensieri, pensieri e pensieri. Quando lavorate per qualcuno, o con qualcuno ma senza possedere l’attività è facile staccare una volta arrivati a casa. Se invece l’attività è vostra cambia tutto. Vi capiterà di svegliarvi di notte pensando al lavoro, e sarà difficile prendersi un giorno di ferie e lasciare tutto in mano ad altri.
Onestamente mi fermo qui perché non voglio spaventare chi legge ma penso che si potrebbe andare avanti ancora a lungo elencando i contro.
Entrate
Entriamo ora nel vivo: ossia il motivo che vi ha fatto entrare a leggere questo articolo, quanto può guadagnare un PT?
Diciamo che avete passato tutti gli step precedenti, ossia siete molto preparati, vi allenate, avete passione, voglia e volete allenare le persone. Ecco secondo me come potrebbero essere i guadagni di un PT.
Ok si comincia… state ben attenti ora.
Personal trainer a domicilio.
Un pt a domicilio abbiamo detto che è più selettivo, sceglie più con cura i suoi clienti e ne può seguire sicuramente meno a seconda del tipo e della distanza degli spostamenti. Io elenco qui di seguito le mie idee.
PT RISERVATO – ELITE
Segue pochissime persone, con una tariffa più alta rispetto al normale.
Numero massimo di clienti da seguire mensilmente: 5
Costo di ogni singolo cliente: 1000 euro al mese
In una situazione avviata quindi parliamo di un fatturato di 5000 euro al mese e 55000 euro annui (tengo conto di un mese di ferie).
Attenzione parliamo di fatturato, a cui dovremo togliere le spese e poi pagare le tasse.
Spese: secondo il regime forfettario attuale (2019) e relativo al lavoro del personal trainer sono di circa il 22% del fatturato.
Tasse: al momento con un fatturato del genere si rientra nel regime forfettario quindi si pagano circa il 5% di tasse per una nuova attività per i primi 5 anni (sempre che tu non abbia superato i 35 anni) 15% in caso contrario.
Riassumendo:
55000 fatturato* 0,78= 42900 euro
Con tassazione al 15%
42900*0.85= 36465 euro annui netti
36465/12= 3038 euro mensili
Con tassazione al 5%
42900*0.95=40755 euro annui netti
40755/12= 3396.25 euro mensili
Tenendo conto che non si hanno il 22% di spese in realtà è anche qualcosa in più
PT A DOMICILIO DI MEDIO LIVELLO
Numero clienti: tra spostamenti vari direi 3-4 al giorno. Su 5 giorni quindi avremo dai 15 ai 20 clienti.
Costo seduta: nel costo dell’allenamento devono rientrare anche benzina, caselli e ZTL, senza dimenticare il tempo per gli spostamenti. Io non scenderei sotto i 50-60 euro/ora.
Quindi:
15-20 clienti a 50 euro /h alla settimana: dai 750 ai 1000 euro lordi settimanali, quindi dai 3000 ai 4000 euro lordi al mese.
Reddito annuo lordo: dai 33000 ai 44000 euro,
Con tassazione al 5%
33000*0.78= 25740 euro lordi senza spese
25740*0.95=24453 euro netti annui
24453/12= 2037 euro mensili netti
oppure
44000*0.78= 34320 euro lordi senza spese
34320*0.95=32.604 euro netti annui
32604/12=2717 euro netti mensili
Con tassazione al 15%
33000*0.78= 25740 euro lordi senza spese
25740*0.85=21879 euro netti annui
21879/12= 1823.25 euro mensili netti
oppure
44000*0.78= 34320 euro lordi senza spese
34320*0.85=29172 euro netti annui
29172/12=2431 euro netti mensili
Personal trainer in palestra
Il pt in palestra solitamente ha una tariffa oraria più bassa, che mediamente si aggira attorno ai 25 euro/h.
Un Pt ben avviato secondo me è quando riesce ad affrontare un monte ore mensili di 100, di più vuol dire che dovrete lavorare di più del normale, di meno state andando con il freno a mano tirato.
Quindi: 25*100= 2500 euro mensili
Togliendo le spese:
2500*0.78 = 1950
Con tassazione al 15%
1950*0.85=1657 euro mensili netti
Con tassazione al 5%
1950*0.95=1852.5 euro mensili netti
Tenete sempre conto che realmente non avrete il 22% di spese, quindi il guadagno reale è leggermente più alto.
Studio PT:
Questo conto è il meno veritiero, perché realmente dipende come voi impostate tutto! Dagli spazi, al personale, al costo delle lezioni ecc… Quindi farò solo un piccolo esempio giusto per dare un idea.
Qua è consigliabile non fare il regime forfettario in quanto andrete a spendere molto di più del 22% del vostro fatturato.
Investimento lavori di ristrutturazione (spogliatoi, docce ecc): 15000 euro
Investimento macchinari: 15000 euro
Investimento totale: 30000 euro.
Affitto: 1000 euro mensili.
Bollette: 500 euro mensili.
Commercialista: 1500 euro annui.
Assicurazione: 1000 euro annui.
Sito internet: 1000 euro annui.
Marketing: 1500 euro annui.
Imprevisti: 1500 euro annui.
Telefonia: 500 euro annui
Divertente vero? potremmo andare avanti… ehehe
Totale spese mensili: 2125 e ripeto, non sto facendo troppo il pignolo (esempio non ci sono spese di pulizie, quindi pulite tutto voi).
Personale che lavora nel centro: 1 titolare + 2 PT.
Clienti: ipotizziamo come prima che i nostri PT lavorino bene, quindi stiamo parlando di una situazione NON INIZIALE ma già avviata da qualche tempo, per cui ognuno di loro lavora per 100 ore al mese.
Ipotizziamo il costo di una seduta sui 40 euro /h.
Titolare: 40*100= 4000 euro
Ricordatevi poi che non fate solo il pt, quindi oltre a queste 100 ore dovrete lavorare ancora per far andare sempre meglio il centro.
Mettiamo che i dipendenti paghino un affitto di 1000 euro al mese.
Entrate totali: 4000+2000=6000 euro
Ora ragioniamo sull’anno:
2125 spese mensili x 12= 25500
Fatturato annuo= 6000 x 11 (1 mese vacanza giusto? Facciamo che siamo buoni e 1 mese di affitto i pt non lo pagano, cosa che non succede)= 66000 euro
66000-25500=40500 euro annui.
Tasse: utilizziamo la tassazione più alta al momento che è pari al 41% per redditi dai 55001 e i 75000 euro. Quindi 40500 * 0.59= 19845 euro annui.
19845/12=1653.75 euro mensili.
Ripeto, questo tipo di calcoli lascia il tempo che trova perché dipende veramente come si imposta il tutto, comunque ora avete un idea più ampia.
Ah non tralasciate che avete speso 30000 euro, che se avevate già potete recuperare nel giro di un anno e mezzo, se invece avete fatto un prestito avrete una rata in più da pagare nelle spese mensili dilazionata nel tempo.
Conclusione
Questo articolo è stato un po lungo ma spero sia di aiuto sopratutto a coloro che vogliono avvicinarsi a questo mestiere e vogliono avere un idea leggermente più chiara. Ovviamente valgono tutte le premesse che ho detto prima, quindi se non avete le fondamenta difficilmente riuscirete a lavorare bene. Inoltre piccolo appunto: il centro pt sembra il più sfigato tra tutti come soluzione, e a breve termine è vero, per chi inizia è sicuramente meglio lavorare in una palestra o a domicilio, la differenza è che le potenzialità future a lungo termine di un centro pt sono molto più alte.
Extra
Come hai letto il lavoro del personal trainer offre molte possibilità di guadagno, le quali dipendono solo da te! Spero che questo articolo ti sia piaciuto!
A tal proposito ho creato un estensione di questo articolo, un Ebook intitolato “Personal trainer, da zero a tremila” dove all’interno ho racchiuso tutte le mie esperienze pratiche e molti “trucchetti” che ho dovuto utilizzare per passare da zero a uno stipendio di tremila euro.
Questo Ebook rappresenta la guida che avrei voluto avere io all’inizio della mia attività, in modo da poter evitarmi un sacco di errori dovuti all’inesperienza. Sono convinto che seguendo questi consigli riuscirai a capire al meglio come muovere i primi passi se ti stai avvicinando al lavoro del personal trainer, mentre se stai già lavorando al suo interno troverai del valore aggiunto che ti permetterà di portare la tua attività ad un livello superiore.
Finisco concludendo con un piccolo estratto dell’ebook :
“Ho intitolato questo documento “personal trainer da zero a tremila” perché rappresenta il modus operandi che ho utilizzato per passare da zero a uno stipendio di 3000 euro, ma non fermatevi qua, potreste portare ed evolvere questo documento fino a farlo arrivare da 0 a 5000,6000,10000. Il trucco è non porsi dei limiti, non adagiarsi sugli allori ed essere sempre affamati. Buon lavoro! Matteo”
Quando si parla di movimento si sente spesso parlare di schemi motori, ma nello specifico cosa sono?
Da definizione:
“Gli schemi motori sono degli atti motori globali che quando avvengono portano una variazione di postura o una traslocazione nello spazio”
In parole semplici, nient’altro sono che dei movimenti che portano a un cambiamento della nostra postura senza movimento OPPURE portano il corpo a spostarsi nello spazio.
Sempre continuando con i paroloni:
“Gli schemi motori dinamici coincidono con movimenti derivanti da processi di apprendimento, automatizzazione e coordinazione di atti parziali che cominciano dalla nascita i quali sono condizionati dalle pregresse esperienze di movimento.”
Da questa frase cosa capiamo? Che gli schemi motori si realizzano grazie all’apprendimento di atti parziali (quindi movimenti più semplici) fin dalla nascita (quindi questo processo di apprendimento inizia da quando nasciamo) e sono condizionati dalle pregresse esperienze.
Tradotto: iniziamo ad imparare il movimento fin da quando siamo piccoli e ogni esperienza motoria si apprende passo-passo, e la somma delle nostre esperienze ci porta a completare e imparare schemi motori sempre più difficili e complessi. Per questo chi ha praticato tanto sport o si muove tanto è più facilitato nell’apprendimento di nuovi movimenti o schemi motori.
Gli schemi motori sono il risultato della coordinazione.
Schemi motori di base
Dato che esistono tanti schemi motori quanti gesti motori l’essere umano è capace di realizzare (ossia tantissimi) sono stati codificati come schemi motori di base dei movimenti di tipo innato dell’essere umano che rappresentano le fondamenta dove poi si andranno a costruire delle movenze sempre più complesse e specifiche. Alcuni esempi di schemi motori sono: deambulazione (camminata), gattonare, afferrare, lanciare, arrampicarsi ecc.
In relazione all’età
Dato che il bambino non è da considerarsi un mini-atleta bensì un essere in continua evoluzione è bene sapere come anche l’apprendimento della motricità avviene gradualmente; causa un sistema nervoso in continua maturazione ci sono età di riferimento in cui in genere il bambino sviluppa o meno un certo schema motorio.
Qua di seguito sono riportati i movimenti apprendibili in relazione all’età cronologica:
0-12 mesi: primi movimenti del capo, afferrare, gettare, stare seduto
1 anno : gattonare, rialzarsi, camminare
2 anni : correre, saltellare, rotolare, gettare con 2 mani, equilibrio su una base di 20 cm
3 anni : capovolta, correre 30 m, equilibrio su un piede, gettare su un bersaglio
4 anni : rialzarsi da seduto gambe incrociate, calcio football, saltare a piedi uniti
5 anni : combinazione lancio presa, salita alla pertica, slalom, orizzontale prona
6 anni : capovolta indietro, salti con la corda, salti in lungo/alto con rincorsa, lanci con rincorsa, prendere con una mano
7 anni : capovolta con rincorsa, lanci e prese in combinazione con la corsa, ruota e tentativi di verticale, corsa veloce sui 60 m, corsa 150 m
Tutto questo è di aiuto per chi allena, sia agli adulti che hai bambini, ma anche a CHI SI ALLENA, questo perché ci fa capire come la coordinazione ha sicuramente una parte genetica ma è fortemente influenzata dalle nostre esperienze, più faremo e più saremo capaci di imparare, meno ci muoviamo, più stiamo seduti e più diventiamo “imbranati”.
Mi raccomando muovetevi sempre!
Matteo
Vi lascio qui sotto anche un video dove si parla di coordinazione: buona visione
Una frase che mi piace molto è:”un sogno con una data di scadenza diventa un obbiettivo”
Questo credo sia incredibilmente vero e potente, per quanto sia banale.
Tutti abbiamo un sogno nel cassetto, qualcosa che ci piacerebbe fare, realizzare o raggiungere. Il problema è che nella maggior parte delle volte non è il sogno a essere troppo ambizioso, bensì la nostra immaginazione e aspettativa troppo bassa.
Tendiamo al gioco del ribasso, cercando l’illusione delle cose “sicure” e facili, perché la paura di sbagliare e di fare una pessima figura con gli altri ci blocca; di conseguenza viviamo una vita “nell’attesa di…” un qualcosa che purtroppo non arriverà mai.
Questo qualcosa non arriverà mai semplicemente perché noi NON STIAMO FACENDO NIENTE PER FARLO ARRIVARE.
Per questo ho voluto scrivere di getto queste poche righe, contenenti consigli molto pratici che se messi in atto funzionano, e anche molto bene.
Prima cosa da fare in assoluto: mettere tutto per iscritto, che sia un sogno, un idea, un progetto o quant’altro. Una cosa finché rimane nella nostra testa è aleatoria, quando è scritta su carta prende già forma ed è già stata creata.
Avere sempre sott’occhio il proprio sogno o obbiettivo: un post it sul posto di lavoro, lo sfondo del cellulare, un foglio attaccato al frigo, insomma cercate di avere sempre sott’occhio il perché vi alzate ogni mattina e le cose che dovete realizzare.
Dividere il vostro obbiettivo in tanti mini obbiettivi, esempio: se vorrò mettermi in forma per l’anno prossimo dovrò cercare un preparatore, una palestra, un nutrizionista, fare la spesa ecc. In questo modo la nostra testa vedrà tante piccole cose realizzabili e facili piuttosto che una cosa sola, grande e difficile.
Segnatevi le cose che dovete fare e/o raggiungere nei mesi, nelle settimane e nei giorni, e che siano fattibili e non troppo grandi. Se ogni giornata costruite qualcosa di piccolo per il vostro sogno, alla fine di un anno forse lo avrete già realizzato. Questo piccolo trucco inoltre vi fa risparmiare un sacco di tempo che in realtà perdiamo distraendoci.
Non tergiversate, se dovete fare qualcosa, fatela. Non pensate di pianificare in maniera perfetta, agite! Meglio qualcosa di realizzato anche se non perfetto piuttosto che un idea utopica che rimane solo nel mondo dell’immaginazione.
Fregatevene dell’opinione degli altri. Nessuno (e sottolineo NESSUNO) vuole realizzare i vostri progetti, VOI dovete volerlo, tutto il resto sono chiacchere. Quindi lavorate bene, quotidianamente e lasciate perdere la paura del fallimento, la comfort zone ecc… Per ottenere bisogna rischiare!
Questi sono solo piccoli consigli ma se li applicate giornalmente scoprirete che riuscirete a realizzare o fare cose che mai pensavate possibili. Ma il trucco è sempre uno: non bisogna sapere mille cose, ma bisogna saperne una e metterla in pratica giorno dopo giorno.